Secondo Cointelegraph, le autorità brasiliane potrebbero presto revocare il divieto sulla piattaforma di social media X di Elon Musk dopo che la società ha pagato 28,6 milioni di reais brasiliani (circa 5,5 milioni di dollari) di multe.
Il 7 ottobre, X ha soddisfatto l'ultimo requisito per tornare online, in seguito a una sospensione da parte della Corte federale suprema del Brasile a fine agosto per non aver rispettato gli ordini relativi a un'indagine sulla diffusione di disinformazione nel paese. Il pagamento finale è stato confermato dopo una serie di eventi insoliti, tra cui un deposito errato dei fondi sul conto bancario sbagliato il 4 ottobre. I proventi, pagati dalla società satellitare di Musk Starlink, sono stati infine trasferiti sul conto corretto.
L'importo includeva la multa originale per la mancata collaborazione di X alle indagini giudiziarie e altri 10 milioni di reais brasiliani (circa 1,9 milioni di $) per non aver rispettato la sospensione dopo che un passaggio ai server di Cloudflare aveva involontariamente consentito ad alcuni utenti di accedere alla piattaforma a settembre. Nei giorni scorsi, X ha anche nominato un nuovo rappresentante legale in Brasile, come richiesto dalle normative locali, e ha bloccato gli account degli utenti accusati di aver diffuso fake news e disinformazione sui processi elettorali e sul sistema giudiziario del Brasile.
Il ritorno della piattaforma agli utenti nel paese ora spetta al Procuratore generale del Brasile, che raccomanderà se la sospensione di X in Brasile debba essere revocata o meno. Se approvata, il giudice Alexandre de Moraes esaminerà il caso ed emetterà la sua decisione. Il giudice Moraes sta indagando su X dal 2023 per presunta promozione e abilitazione della diffusione di disinformazione in Brasile. Musk è anche sotto inchiesta per accuse tra cui ostruzione della giustizia, coinvolgimento in un'organizzazione criminale e incitamento alla criminalità.
Il miliardario ha pubblicamente criticato le azioni di Moraes, etichettandole come censura motivata politicamente e accusando il giudice di comportarsi come un “dittatore” prendendo di mira gli oppositori politici attraverso quelle che lui sostiene essere richieste illegali di moderazione dei contenuti.